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Cirillo e Metodio: un nuovo alfabeto per annunciare il vangelo

Mosaico, Basilica di San Clemente, Roma Nella chiesa sono conservati i resti di san Cirillo.

Anche nelle terre dell’est la fede genera cultura

I fratelli Cirillo e Metodio erano di origine greca. Nacquero infatti a Tessalonica, figli di un ricco magistrato. Il più giovane, dei due, Cirillo, il cui vero nome era Costantino, nacque nell’827; Metodio era probabilmente di 12 anni più vecchio

Cirillo era poliglotta: conosceva e parlava varie lingue, oltre al greco, il latino, lo slavo, il siriaco, l’arabo, l’ebraico. Distintosi negli studi a Costantinopoli e diventato sacerdote, dopo un breve periodo d’insegnamento raggiunse il fratello, che nel frattempo si era fatto monaco, in un monastero in Grecia. A partire dall’860 però iniziò la sua azione missionaria a nord del Mar Nero, presso il Don e il Caucaso, tra popolazioni non ancora cristiane, e fu in questa missione che Cirillo ritenne di aver scoperto le reliquie di papa san Clemente I, che poi porterà a Roma.

Successivamente fu in Moravia, su richiesta del principe Ratislav che voleva missionari nella sua terra che parlassero lingua slava e fondassero una diocesi. Cirillo parlava correntemente lo slavo, ma sapeva bene che Slavi e Bulgari non avevano ancora un proprio alfabeto e quindi non avevano neppure la possibilità di una lingua scritta. Senza questa non era possibile trascrivere i testi sacri e quindi diffondere il vangelo in modo stabile né sviluppare una cultura e una tradizione.

Si dedicò quindi, ancor prima della partenza, a comporre per questi popoli un nuovo alfabeto, chiamato glagolitico, su modello del corsivo greco. Da questo, in un secondo momento, ad opera probabilmente di discepoli, deriverà quello che, in suo onore, è stato chiamato alfabeto cirillico, usato ancora oggi in molti paesi dell’Europa orientale (Russia, Bulgaria e Serbia in particolare). Usando questo nuovo alfabeto trascrisse i testi sacri e la missione dei due fratelli poté iniziare con grande successo: molti abitanti di queste terre si convertirono alla nuova religione e impararono, con la fede, anche la scrittura.

I due fratelli ottennero dal Papa il permesso di usare la lingua slava anche nelle celebrazioni liturgiche dove normalmente veniva utilizzato il latino. Cirillo morì a Roma il 14 febbraio 869 (l’anno prima aveva assunto questo nome, diventando monaco) . Metodio continuò la sua opera con grande successo: fu nominato arcivescovo di Sirmio e legato apostolico (una sorta di ambasciatore del Papa) nelle nuove diocesi di Pannonia e Moravia ma non mancarono, per lui le difficoltà e le ostilità. Soprattutto preti missionari tedeschi, gelosi del suo successo, lo accusarono di eresia proprio per l’uso di una lingua diversa dal latino nella liturgia. Per questo fu incarcerato per quasi tre anni dai nuovi principi di Moravia. Liberato, ottenne dal nuovo papa Giovanni VIII il pieno appoggio alla sua azione e l’incoraggiamento a continuare, anche se, ormai anziano, dedicò la restante parte della sua vita soprattutto al lavoro di traduzione di testi sacri.

Morì a Costantinopoli il 6 aprile 885. Una folla enorme prese parte ai suoi funerali riconoscendolo come l’evangelizzatore dell’est dell’Europa. Il suo merito, e soprattutto quello del fratello Cirillo, non fu però solo religioso: essi, con l’invenzione e l’uso dell’alfabeto cirillico diedero un contributo determinante allo sviluppo culturale e civile di quella importantissima parte dell’Europa che è stata definita il “secondo polmone” del nostro continente. Proprio per questo, il 31 dicembre 1980, l’allora papa Giovanni Paolo II ha proclamato i due fratelli co-patroni d’Europa insieme a san Benedetto, a riconoscimento della loro opera di civilizzazione dell’Europa Orientale e in favore dell’unità fra Oriente e Occidente.