PARTIAMO DALLE FONTI
La bellezza della Milano comunale nella descrizione di un cronista del tempo

Il testo che ti presentiamo è tratto dal libro De magnalibus urbis Mediolani (“Le meraviglie di Milano”) del cronista e scrittore Bonvesin de la Riva, vissuto a Milano tra il 1250 e il 1315. Appartenente all’ordine religioso degli Umiliati e impegnato in molteplici attività cittadine, questo autore ci lascia, nel suo libro, una appassionata e vivace descrizione della città in cui vive, esaltandone la bellezza e l’operosità. Il testo, pur infarcito di una aggettivazione ostentatamente elogiativa, è degno di interesse storico in quanto ricco di dati e informazioni che egli dimostra di avere raccolto con scrupolo e serietà attingendo a fonti di informazioni molto attendibili. Al testo, opportunamente adattato, fanno seguito delle domande alle quali puoi rispondere sul tuo quaderno di lavoro.
«Riguardo al luogo la nostra città è considerata fiorentissima, perché è situata in una bella, ricca e fertile pianura, con un buon clima, dove giungono da ogni parte le cose necessarie alla vita dei suoi abitanti, equidistante da due splendidi fiumi, il Ticino e l’Adda. Le vie sono sufficientemente larghe, i palazzi abbastanza belli, le case numerose, contigue e decentemente ornate. I portoni d’ingresso sono circa 12.500; le case sono abitate da più famiglie con grandi schiere di servitori e ciò denota una meravigliosa densità di cittadini. Al suo centro si innalza uno splendido palazzo e anche una torre con le quattro campane del comune. Sulla parte orientale c’è un palazzo con le dimore del podestà e dei giudici, al termine di questo palazzo, verso nord, c’è la cappella del podestà edificata in onore di sant’Ambrogio, il nostro patrono. Nella parte meridionale c’è un atrio dove sono lette pubblicamente le sentenze dei condannati. La città ha un perimetro circolare la cui rotondità meravigliosa è segno di perfezione [in realtà la pianta cittadina era di forma ovale e quindi, in questo caso, si tratta di un’esagerazione di Bonvesin]. Un fossato di ammirevole bellezza e larghezza circonda la stessa città con acqua non stagnante o di palude ma corrente di fonte, ricca di pesci e di gamberi. Nella città ci sono circa 200 chiese con 480 altari; inoltre è meraviglioso notare quale e quanto grande sia la devozione per la Vergine Maria. Infatti vi sono 36 chiese dedicate a Maria.
Nella città e nel suburbio [le zone periferiche] ci sono dieci ospedali [va notato che gli ospedali di allora non sono paragonabili a quelli odierni; si trattava piuttosto di ospizi e ricoveri per malati più che di veri e propri luoghi di cura]; tra fuori e dentro le mura tra preti e altri chierici e religiosi di qualsiasi ordine ve ne sono più di 10.000. Riguardo al numero degli abitanti della città, se fosse possibile contarli credo fermamente che si arriverebbe al numero di 200.000. Gli uomini atti a guerreggiare sono più di 40.000; nella città e nel contado possono essere facilmente precettati [cioè arruolati] più di 10.000 cavalieri. Nella città vi sono circa 120 giurisperiti [esperti di diritto, corrispondenti agli attuali avvocati] in entrambi i diritti [si tratta del diritto civile e di quello canonico cioè ecclesiastico]. I notai sono più di 1.500, moltissimi dei quali sanno “dettare” [cioè redigere] un contratto. I medici sono 28. I chirurghi di vario tipo sono più di 150. I professori di grammatica sono 8 ciascuno con a portata di bacchetta un gran numero di discepoli. I dottori di canto ambrosiano sono 14. I maestri elementari più di 70. I copisti, benché in città non ci sia uno studio generale [cioè un’Università] sono più di 40 e scrivendo libri quotidianamente si guadagnano i denari sufficienti per vitto e altre spese necessarie. I forni in città sono 300 come risulta dai libri comunali. Alcuni forni, in gran parte esenti dalle tasse comunali servono ai monaci e ai religiosi e sono più di 100. I negozianti che vendono un numero straordinario di merci sono sicuramente più di 1000. I macellai più di 440. I pescatori di qualsiasi tipo di pesce sono più di 18 nei laghi, più di 60 nei fiumi e quelli degli infiniti corsi d’acqua che dai monti arrivano alla città sono più di 400 [va precisato che non si tratta di pescatori per hobby ma di una vera e propria attività regolamentata dalle leggi]. Gli albergatori che ospitano persone estranee per denaro [Significa persone provenienti da altre città dove si usano monete differenti] sono circa 150. I fabbri che ferrano i quadrupedi sono circa 80. Bisogna notare che, come mi sono informato diligentemente presso i macellai, si uccidono quotidianamente nella sola città circa 70 buoi. In città si tengono quattro fiere generali all’anno frequentate da un numero incalcolabile di venditori e compratori. Inoltre il venerdì e il sabato di ogni settimana c’è mercato grande nelle varie parti della città; del resto quotidianamente, e non solo nei luoghi stabiliti ma anche nelle piazze, sono messi in vendita in gran quantità tutte le cose necessarie per vivere».
1. Quali sono gli edifici e i luoghi, citati nel brano, dove si esercita l’autorità politica?
2. Quali dati attestano la profonda religiosità dei milanesi?
3. Quanti erano gli abitanti di Milano a quel tempo?
4. Perché, secondo te, si dice che i professori avevano alunni “a portata di bacchetta”?Che cosa può significare questa espressione?
5. La presenza di un così alto numero di avvocati e notai che cosa fa capire?
6. Quali sono i dati che fanno capire che a Milano vi era un’intensa attività mercantile?
7. Quali sono le fonti da cui Bonvesin dice di aver ricavato alcune di queste informazioni?