METTIAMO A FUOCO
Il carroccio: più che un simbolo

Uno dei simboli dell’identità comunale fu il carroccio, un grande carro a quattro ruote trainato da buoi, che veniva portato in tempo di guerra sui luoghi della battaglia dalle truppe del Comune di Milano e della Lega Lombarda. Su di esso si trovavano il vessillo del Comune, la croce, un altare per celebrare la messa nell’imminenza dello scontro e una campana (la martinella) con la quale si dava il segnale dell’inizio dei combattimenti.
Questo carro aveva però anche altre importanti funzioni che andavano oltre il valore simbolico; serviva, infatti, da punto di riferimento per i soldati che, vedendolo anche da lontano, riuscivano a capire dove era posizionato il grosso del loro esercito e si rincuoravano. Inoltre, attorno ad esso venivano deposti i feriti per essere curati e si dava assistenza spirituale ai moribondi.
La perdita del carroccio e la sua conquista da parte del nemico durante il combattimento era per le truppe comunali un evento tragico: significava l’inizio della sconfitta, e per questo si cercava in tutti i modi di proteggerlo. A Milano venne istituita a tale scopo una compagnia di soldati scelti, la “compagnia della morte”, che si batté valorosamente nella vittoriosa battaglia di Legnano. Viceversa, alcuni anni dopo, al termine della battaglia di Cortenuova (1237) nella quale il nuovo imperatore Federico II, nipote del Barbarossa, riuscì a sconfiggere i Comuni lombardi, il carroccio venne preso e portato a Roma dal vincitore in segno di trionfo. Sull’epigrafe che lo accompagnava Federico II fece scrivere con orgoglio: «O Roma, eccoti il carro dell’augusto Cesare, Federico II. Esso, catturato durante la disfatta di Milano, viene qui come fulgida preda a narrare i trionfi del tuo Cesare. Starà qui a scorno del nemico».